Davvero serve una copertina bella e tante pagine per definire un libro come tale? Davvero c'è bisogno di una trama, di un'autrice sorridente, per creare una storia? Non credo. O forse sì. Perché questo non è un libro: è un capolavoro.
Questo volume era in origine un discorso di Chimamanda che si chiamava proprio così: "Dovremmo essere tutti femministi". In questo monologo l'autrice spiega cosa significa davvero essere femminista, perché dovremmo diventarlo tutti e che vantaggio ci fosse per l'umanità se tutti fossero più aperti al cambiamento.
Non è la cultura a fare l'uomo, è l'uomo a fare la cultura.
Siamo noi ad averla creata, all'origine dei tempi, e solo noi possiamo modificarla, adattarla alle epoche, renderla migliore.
Quali sono le falle della nostra società? Il fatto che in Nigeria se due persone entrano in un locale, solo l'uomo viene salutato e considerato. Il fatto che in molti posti del mondo - soprattutto nei più remoti -, per quanto tu possa essere interessata alla politica, non potrai participare alle riunioni del villaggio, perché sei donna.
Del fatto che se un uomo piange, non ha virilità e quindi diventa subito gay.
Del fatto che se esisti, hai grandissime capacità e potenzialità, avrai sempre meno possibilità di un uomo a tuo pari livello.
Ma perché, perché perché, perché non possiamo vivere una vita senza attenerci a ciò che il nostro genere, secondo la società, prevede?
Come possiamo cambiare un mondo che sta stretto a tutti?
Sicuramente il primo passo è leggere Dovremmo essere tutti femministi.
Poi la strada per arrivare alla parità sarà un po' meno accidentata.