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  • Immagine del redattoreSara

Se non fosse per quel nome

Aggiornamento: 31 mar 2021

L'importanza di chiamarsi Ernest, non un film con un messaggio importante. Né per comprendere qualcosa di profondo. E nemmeno per capire qualcosa del mondo. Bensì un film per ridere. Ridere come non mai.

'Sto film è un casino. Quindi proverò a spiegarvelo. Jack Worthing non conosce bene le sue origini: è stato trovato in una borsa di cuoio tra gli oggetti dimenticati di una stazione. Si fa chiamare in due modi diversi: in città Ernest, in campagna Jack, che tra l'altro è il suo vero nome. Ha un amico, Algernon, e una donna da amare, Gwendolen. Costei però è fervidamente ostinata a sposare qualcuno che si chiami Ernest. Che problema c'è? C'è che lui si chiama Jack. Non Ernest. Ernest è il suo nome da città. Ma lui la ama, e farebbe di tutto per sposarla. Anche farsi ribattezzare! E quindi, perfetto, si ribattezza e fine della storia. Non è vero. Vorrei che fosse stato così. Peccato che esista Algernon, l'amico. Che si innamora della nipote adottiva di Jack, Cecily. Assurdamente, però, anche costei vuole sposarsi con qualcuno che si chiami Ernest! Il problema? Algernon si chiama Algernon, non Ernest! Proprio per questo entrambi gli uomini fingeranno di chiamarsi con il tanto desiderato nome di Ernest, all'insaputa delle rispettive donne. A tutto questo si aggiunge una vecchia zia piena di pregiudizi e di soldi, che comanda la vita sentimentale della nipote, Gwendolen. Infatti lei non ha nessunissima intenzione di imparentarsi con... una borsa!


Questa è una commedia d'amore molto divertente, nata sia per far ridere ma anche per denunciare una società, in questo caso ottocentesca, che sembrava fatta di stucco e sorrisi finti. Età da aspettare, forchette diverse da usare, regole da rispettare, inchini precisi da eseguire, abiti rigidi da indossare facevano parte di una vita quotidiana abituata alla divisione delle classi sociali. E questa divisione prevedeva differentissimi canoni di normalità: chi era abituato a cinque portate e chi cercava tozzi di pane per terra; chi frequentava corsi di musica e chi considerava la strada come una scuola (e l'esame finale: sopravvivere). Questo musical esalta le caratteristiche dell'età Vittoriana, con un tono sarcastico e ironico, pieno di umorismo nei confronti dei nobili, di tutti coloro che potevano permettersi quattro piani di palazzo più giardino nelle zone più prestigiose della città.

Un divertente intrigo romantico che poi sfocia in una questione che implica MOOOLTE più persone e cose che non ci saremmo mai aspettati: una resurrezione, un'amico inventato, un fratello che compare e scompare, e... un porta sigarette.

 

L'importanza di chiamarsi Ernest

Regista: Oliver Parker

Data di uscita: 2002

Età adatta: per tutta la famiglia

Durata: medio (1 ora e 30 minuti)

Lo trovi su: Amazon Prime Video

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