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  • Immagine del redattoreAlma P.

Al galoppo nel bosco

Un racconto di Alma P.

Era una giornata di sole, il cielo era azzurro e trapuntato di piccole nuvolette bianche. Io e i miei amici, passeggiavamo ognuno con il proprio cavallo. Il mio si chiamava Flash, aveva il pelo argento e la criniera candida, era alto, grande, maestoso, elegante, quasi un po’ vanitoso, ma molto obbediente. Ce la stavamo spassando un mondo, scherzando e raccontandoci storie assurde e divertenti mentre andavamo al passo. Sembrava tutto perfetto.

Poi, come un colpo di fulmine, senza motivo, Flash, si imbizzarrì, partendo al galoppo, velocissimo. Uscì dal sentiero e iniziò a sfrecciare tra gli alberi nella fitta boscaglia, schivando tutti gli ostacoli, compiendo salti veloci ed eretti. A stento ero riuscita a rimanergli in groppa: ero rimasta scioccata e imbambolata allo stesso tempo, senza rendermi conto di ciò che stava succedendo. Sentivo e osservavo, seduta in sella, l’eleganza e l’agilità con cui il mio cavallo si muoveva, mentre il vento mi accarezzava il viso e la luce filtrava tra le foglie.

Improvvisamente un ramo secco mi sfiorò il volto e ritornai in me stessa: iniziai a tirare le redini, prima piano poi con più energia. A lezione ci avevano spiegato che il cavallo deve sentire l’autorità del cavaliere. Dovevo ricordarmi che ero io a doverlo guidare, non potevo abbandonarmi alle sue imprevedibili bizzarrie e cercai di fermarlo in tutti i modi.

Flash tuttavia era preso da una tale euforia che non mi sentiva, non mi ascoltava.

Già spaventata da quella situazione mi guardai intorno e udii delle urla provenienti da lontano: probabilmente erano gli istruttori che ci cercavano e mi davano indicazioni, ma tra il rumore degli zoccoli e delle foglie secche mi impedivano di distinguere le parole.

Nonostante i miei sforzi Flash continuava ad andare avanti di testa sua, senza una meta precisa, ed io mi sentivo impotente.

Non smetteva di galoppare imperterrito, come se qualcosa gli stesse correndo davanti e lui cercasse di raggiungerlo. Ce la misi tutta ma ad un certo punto non riuscii più a tenere l’equilibrio: precipitai dalla sella.

All’improvviso diventò tutto buio pesto. Ero rimasta priva di sensi.

Quando ritornai cosciente, non riuscivo più a muovermi né ad aprire gli occhi. Avevo un dolore fortissimo alla testa, alle due gambe e al braccio sinistro. Probabilmente mi ero rotta qualcosa.

Chissà quanto tempo era passato dalla caduta, potevano essere ore.

Rimasi stesa per terra per un po’, non avendo il coraggio di fare il minimo movimento.

Quando mi sentivo già un po’ meglio, provai invano ad alzarmi e mettermi seduta con la schiena contro un albero. Dovevo provarci ancora. Alla fine, come per miracolo, mi ritrovai seduta. Mi guardai attorno, ero completamente sola in mezzo al bosco.

Non c’era traccia del mio cavallo. ‘’Cosa hai combinato, Flash!’’ pensai.

Ma sapevo che era colpa di entrambi, e probabilmente anche lui ora era perso in mezzo al bosco. Tutto solo.

Era già l’imbrunire, avevo sonno, e senza accorgermi finii per addormentarmi beata tra le foglie secche.

La mattina seguente mi svegliò un grande muso bavoso che cercava di masticarmi la felpa. ‘’Flash! Mi hai ritrovata!’’ Dissi in tono felice. Lo guardai con pena e affetto, pur essendo un po’ arrabbiata con lui perché mi aveva lasciata sola. Ora però eravamo di nuovo insieme!

I dolori alle gambe si erano attenuati e dopo la lunga notte ero di nuovo in forze. Montai in groppa a Flash e cominciammo a camminare senza una meta precisa. Poi cominciò a trottare e io lo guidai in una certa direzione: sentivo che avremmo incontrato qualcuno che ci avrebbe aiutato, come se avessi un sesto senso.

Passò quasi un’ora, quando scorsi in lontananza una vasta radura dove pascolavano mucche. Non riuscivo a credere ai miei occhi: vidi una piccola casetta di legno.

Scesi dal cavallo ed entrai sperando di trovare qualcuno, ma era un vecchio rifugio di una stazione Radio abbandonata. Un walky talky era posto su una scrivania di legno, c’era un minuscolo tavolo e uno sgabello. Nell’angolo si scorgeva un piccolo lettino. Trovai una scatola di tonno scaduto e alcuni libri sulla flora locale e sulle piante commestibili.

La luce entrava da una piccola finestra polverosa. Non era un granché, ma se nessuno mi avesse rintracciata per qualche tempo, almeno avevo trovato un riparo e un posto per dormire.

Mi sedetti sullo sgabello pensierosa. Provai ad accendere il walky talky, ma era scarico.

C’era invece una stazione radio, una di quelle che si usano per annunciare i temporali in montagna, o per comunicare a una centrale che c’è un uomo ferito… l’avevo vista nei film ma non sapevo minimamente come funzionasse: aveva molti più pulsanti e diverse leve. "A qualcosa servirà, devo provarci!" – pensai tra me e me.

Poi ci rinunciai e scoppiai in un pianto disperato, ‘’Non ce la faremo mai! Moriremo qui in mezzo al bosco!’’

Le lacrime mi scendevano a dirotto e non riuscivo a calmarmi, ero esausta e non vedevo via d’uscita. ‘’Non serve a niente piangere. Mantieni la calma.’’ Mi diissi tra singhiozzi. Avevo le guance umide e gli occhi lucidi. Sentivo di avere la febbre. Mi guardai attorno più attentamente. Scostai un mucchio disordinato di documenti e scorsi un piccolo manuale blu delle istruzioni per la stazione radio. Iniziai a leggere le parti principali. Dopo un po’ di tempo me la cavavo abbastanza e digitando alcuni numeri e premendo dei pulsanti… ‘’Pronto? Qui Stazione Radio 07 Piana dal Falco, cosa succede? Passo’’ disse una cupa voce maschile ‘’Pronto! Serve aiuto, sono una ragazzina, mi sono persa nel bosco da sola, mi sono ritrovata qui, mandate i soccorsi per favore. Non so dove sono, questa è una radura dove pascolano le mucche.’’ Dissi nervosamente, ma in fondo ero fiera di me. Avevo qualche speranza.

‘’Prima di tutto calmati. Ora proverò a fare delle indagini per capire dove sei, dovremmo arrivare fra qualche ora se tutto va bene. Intanto tu non muoverti dalla centrale, ogni tanto esci fuori per controllare se vedi qualcuno. Se senti un rumore forte guarda in cielo per vedere se c’è un elicottero. C’è qualcun altro con te?’’ ‘’Sì, c’è il mio cavallo. Per favore salvate anche lui! Ci tengo molto’’ ‘’D’accordo piccola. Faremo del nostro meglio. Tu rimani lì, intesi? ‘’ - ‘’Sì, grazie!’’ risposi. Non riuscivo a crederci! Ero così felice di aver comunicato con qualcuno che tirai un forte respiro di sollievo.

Uscii fuori per controllare dov’era Flash. Mi stupii quando mi resi conto che era dall’altra parte della radura a brucare l’erba tra le mucche. Poi scorsi un toro nero e massiccio, dalle corna lunghe e affilate, visibilmente nervoso e irritato dalla presenza di Flash. Aveva preso la rincorsa e scalciava nella sua direzione, intento a rincorrerlo. Senza pensarci due volte mi precipitai verso Flash e lo montai. La mia avventura non si era ancora conclusa.

Iniziammo a galoppare, poi mi girai e vidi che il toro ci stava correndo dietro. ‘’Oh, no!’’ pensai ‘’ come faremo?

Allora pensai di correre nel bosco: ci potevamo perdere nuovamente, ma io volevo solo salvare Flash, così cambiai direzione bruscamente e andammo verso gli alberi, dove quel toro avrebbe faticato a trovarci. Sfrecciammo tra le chiome, e dopo qualche minuto lo seminammo definitivamente. Attraverso le impronte rintracciammo la nostra radura a e riuscimmo ad arrivare alla centrale. Questa volta invitai Flash ad entrare. Dopo un po’ sentimmo abbaiare, udimmo delle voci sempre più forti. Guardai fuori dalla finestra.

Corsi fuori ad abbracciare i nostri salvatori e scoppiai in un pianto di gioia. ‘’Ce l’abbiamo fatta, Flash! Ce l’abbiamo fatta!’’ strillai.

Arrivata a casa fecero due veloci controlli medici, avevo solo un braccio rotto e tante contusioni!

Quella fu una sera speciale: i miei compagni del campus mi accolsero calorosamente.

Cenammo chiacchierando e scherzando e poi ci riunimmo tutti attorno al grande focolare scoppiettante, mangiai i marshmallows arrostiti per la prima volta in vita mia. Erano deliziosi, credetemi!

Quella notte dormii profondamente e sognai di galoppare Flash. Lui ascoltava ogni mio comando e si fidava ciecamente di me.

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