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  • Immagine del redattoreAlma P.

Risate nella tempesta

Aggiornamento: 19 set 2021

Un racconto di Alma P.

Camminavo lungo la spiaggia, le onde calme mi accarezzavano i piedi in modo gradevole. Il mare era come fatto di carta stagnola, il bagliore argenteo del cielo colpiva le onde, formando luccichii e scintillii che andavano scomparendo come sguardi furtivi. Una barca in lontananza tracciava una scia candida che tagliava a metà il mare.

Mi diressi verso il piccolo promontorio alla fine della spiaggia. ll vento si stava alzando. Presi la stradina sulla destra e mi arrampicai sulle rocce fino a arrivare in cima.

Mi sedetti. La roccia era grezza, ruvida, aspra e durissima e mi pungeva la coscia.

La vista da quel punto era davvero splendida. L’orizzonte era mascherato da una fitta nebbia opaca e leggermente rosata e il cielo era coperto da un velo di nuvole cineree. Il promontorio si protendeva verso il mare laddove le onde si scontravano furiosamente contro la roccia rompendosi in schiuma.

Il verde smeraldo della vegetazione, il bianco delle rocce, il cielo plumbeo, e il blu intenso del mare che sfumava sempre più chiaro si mescolavano in una

combinazione di colori che donava al paesaggio un’aria insolita e speciale.

Sentivo il vento rabbioso e implacabile che mi pizzicava il viso. I capelli mi volavano in faccia come un campo di spighe.

Chiusi gli occhi. Gli schizzi freddi, gelidi mi pungevano la pelle, le onde producevano boati gravi, pesanti, dolci, incessanti. Il mare era brutale e implacabile.

Una goccia d’acqua si posò sul mio volto, poi un’altra e un’altra ancora.

Riaprii gli occhi. La pioggia rigava il paesaggio ricadendo sul suolo.

Per un secondo si aprii un varco fra le nuvole fitte e scure dove comparve un folgore accecante. Un lampo fulmineo trafisse il cielo seguito da un tuono sordo.

Sorrisi. Non so perchè, ma mi sentivo felice.

Aprii le braccia per sfidare il vento che diventava sempre più violento. Ero bagnata fradicia ma non avevo intenzione di ripararmi sotto un albero. Era così bello stare fuori allo scoperto. Guardavo in alto e ridevo e giravo su me stessa. Le risate echeggiavano nella baia e il mare sembrava voler ridere con me. Vedevo il mondo girare attorno a me come un vinile in un giradischi.

All’improvviso mi fermai. La pioggia si era placata insieme a me.

Era comparso un lungo arco sinuoso dai mille colori che incorniciava il cielo che ora era più azzurro che mai.

L’aria aveva il dolce profumo della primavera e si mescolava con l’odore di vernice fresca che proveniva dall’area residenziale.

L’orizzonte ocra sfiorava le cime degli alberi e le casette bianche come il latte. Koufonisia non era mai stata così bella. Mi guardavo intorno. Più in là i piccoli vicoli incastonati nel verde elettrico del giardino sfociavano tutti in spiaggia, coperti da sassolini che luccicavano alla luce violacea e folgorante del cielo. Il Mare era calmo, e le onde si distendevano sulla sabbia come per volerla accarezzare dolcemente e mentre la sfioravano producevano un rumore rassicurante. Sentivo a schiuma bianca come lo zucchero che scoppiettava in un modo impercettibile. Mi misi a gambe incrociate e assaporai la brezza marina fredda e pacata che mi punzecchiava il viso. Il sole tramontava man mano che le nuvole scomparivano lasciando spazio al cielo che si tingeva di rosso che sfumava in rosa e arancione. I colori erano riflessi sull’acqua, tremanti e sfocati. In quel momento scesi in spiaggia affondando i piedi nudi nella sabbia bagnata lasciando una scia di impronte dietro di me, che scompariva levigata dalle onde. Si stava facendo buio. Il sole scompariva dietro i rami del salice piangente. Rimasi immobile a osservare finchè il cielo si fece nero come l’inchiostro, trapuntato di stelle. Ero stanchissima e mi distesi sulla sabbia. La luna era un cerchio perfetto di luce bianca e fortissima e se strizzavo gli occhi riuscivo a vedere i suoi crateri e la sua superficie irregolare. Emetteva dei raggi cangianti e opalescenti, di un bagliore argenteo. La sua luce iridescente e lattiginosa era riflessa sull’acqua calma. Era silenzioso. Un’atmosfera placida avvolgeva la spiaggia, gli unici rumori erano quelli delle onde, della brezza leggera che mi cullava. Del mio respiro. Del mio cuore che batteva. I miei occhi si chiusero e mi addormentai rasserenata. Eravamo solo io e l’universo.


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