Forse alcuni l'hanno notato, sfogliando le pagine del Corriere del 23 gennaio, altri ne avranno sentito parlare. Ma la verità è che solo leggendo il discorso tra Patrick Zaki, giovane attivista egiziano, e Liliana Segre, senatrice sopravvissuta ad Auschwitz, si può comprendere a pieno il significato di libertà e inclusione. Ora proviamo a disegnarvelo in qualche riga.
È un dialogo che commuove dalla prima riga, quello tra Zaki e Segre, due persone con storie diverse, origini diverse, culture diverse e diverse esperienze, eppure unite. Unite nel sogno di un mondo diverso, un mondo migliore, un mondo di pace e libertà , senza giudizi, discriminazioni, paura – e odio – verso l’altro. Un mondo giusto, finalmente.
È stato un incontro strano, così distanti, lui al Cairo, lei a Milano, ma i chilometri non cambiano le emozioni e così, attraverso uno schermo, sembrano davvero un nipote e una nonna, come Liliana Segre si è sempre sentita nei confronti di tutt* noi, ragazze e ragazzi il cui futuro è ancora tutto da decidersi, le certezze sfumate e le emozioni irruente e profonde.
Una nonna e un nipote che parlano di tutto, dalla Shoah ai diritti delle donne alla morte di Sassoli perché la giustizia, gli schemi, non li ha.
Alla fine, quello che trapela dalle pagine e si insinua nei nostri cuori però è questo: impara. Studia. Conosci. Leggi. E quando finirai il libro, prendine un altro o rileggilo ma non restare senza conoscere, immobile nel tuo eterno non sapere, perché le parole spezzano le catene e di catene, noi, ne abbiamo fin troppe. Conosci, perché conoscendo viaggi. Studia, perché studiando scopri, e scoprendo, sogni, e sognando… conquisti il mondo.
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