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La via nera

  • Immagine del redattore: Marta
    Marta
  • 23 mag 2020
  • Tempo di lettura: 1 min

Scritto e illustrato da Marta

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Nella via "Sosta" c'era una palestra di arrampicata. Ci andavo tre giorni alla settimana però ogni volta ero sempre più triste perché il mio maestro era malato e a sostituirlo c'era Fox, un allenatore più severo. Quel giorno dovevo fare la via nera; le tre gemelle l'avevano fatta cinque volte e quindi si vantavano un sacco.

- Nina tocca a te!, disse il maestro con impazienza.

Allora mi alzai e arrivai alle prese iniziali. Attaccai la corda e feci il nodo. Quando scalavamo la via nera ci faceva sicura il maestro, non so perché ma credo perché fosse molto pericolosa. Allora iniziai a salire velocemente fino a metà ma poi mi fermai e lentamente guardai giù. Mi vennero le vertigini e vidi tutti i compagni che mi guardavano come per dire "Ma adesso che cosa succede?". Aspettai qualche secondo e poi rivolsi il viso verso le prese e continuai. Salii fino in cima ma poi, quando stavo per toccare mi vennero un po' di visioni ottiche e quindi invece di toccare la catena toccai il pulsante che staccava la corda. I miei compagni e il maestro sapevano che avevo un problema che mi faceva vedere male. Quando mi risvegliai vidi tutte le facce dei miei amici più quelle delle altre persone. Ero in ospedale e mi ero rotta un braccio e qualche dente. Ma comunque ero felice di essere viva.

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