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Lacrime di ricordi, lacrime di oceano

Aggiornamento: 2 giu 2020

Scritto e illustrato da Sara

Sembra che questa città sia pronta a tuffarsi nell’acqua, affacciata com’è sull’oceano Atlantico. Dagli scogli si vedono le onde che si scagliano sulle rocce, come fossero arrabbiate. L’odore del mare è fortissimo, si tuffa nelle mie narici e mi penetra fin dentro le ossa. è come se una metamorfosi, per farmi diventare parte dell’oceano, si sia già impossessata di me! Mi arrivano un sacco di schizzi delle onde. Sono freddi, gelidi. Me ne arriva uno sul labbro superiore e lo assaggio: è salatissimo. Il suono delle onde mi penetra nelle orecchie, oltrepassa i timpani e, infine, mi arriva agli occhi e mi fa fuoriuscire le lacrime. Arrivano alla bocca, sono salate, come l’oceano. Non sono lacrime di tristezza, né di felicità. Sono lacrime di ricordi. Ricordi che sono profondi, più profondi dell’Atlantico. Sono lacrime di oceano. Ripenso a quante cose sono successe in passato in questo oceano. A quante persone si sono salutate per l’ultima volta sulla scogliera dove sono io adesso. In fondo, che cosa sono io, rispetto ad altri miliardi di persone su questa terra? Sono un granello di sale in questo mare, una goccia d’acqua in un giorno di temporale. Sono una mia lacrima. Ne cade un’altra e giù, in fondo all’oceano. Io faccio parte dell’oceano. Mi siedo sugli scogli. Sembrano un ammasso di persone che cercano di risalire su, ma non ci riescono. Le rocce sono ben levigate dal mare, lisce. Mi viene voglia di abbracciarle. Poi, però, una folata di vento mi riporta alla realtà e mi risveglio.


Non guardò più l’oceano, ma il cielo. Le nuvole sono sfumate e vengono verso di me, a suon di onde, lentamente. si soffermano a salutarmi. Forse vorrebbero tuffarsi nell’oceano, impregnarsi bene bene, poi tornare in cielo e piovere, ma l’oceano glielo impedisce: non vuole acqua dolce nel suo mare. Allora le nuvole per distrarsi mi salutano e poi si tuffano dietro l’orizzonte. L’odore del mare si fa più forte e io mi sdraio sulle rocce e chiudo gli occhi. Ora sento tutti i suoni possibile e immaginabili. Lo zampettio di un granchio indaffarato, proprio di fianco al mio orecchio, che cerca asilo tra i miei capelli, lo stridio di un gabbiano che cerca i suoi pesci preferiti. Ad occhi chiusi si percepiscono tutti gli altri sensi. Una folata di vento mi scombina i capelli facendomi scricchiolare i granelli di sale tra le ciocche. Che odore di sale! Un altro schizzo. Che sapore di sale! Un altro scricchiolio. Che rumore di sale!

Poi, ad un certo punto, non sento più niente. Devo essermi addormentata, cullata dalle onde.

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